Written by 12:13 am Affine, Luoghi, Wine

Gli Struffoli: uno tira l’altro

Non solo ciliegie, ma hanno lo stesso effetto: è un dolce di origine campana, che a Natale diventa protagonista. Impossibile resistere.

Sono dei piccoli bocconcini dorati di pasta fritta, ricoperti di miele e decorati con confettini colorati: dolci sì per il Natale ma, soprattutto, un simbolo delle feste, che da Napoli e dalla Campania hanno contaminato il mondo di allegria.

Come tutto ciò che è “di famiglia”, per me sono buonissimi, perché sono memoria e ricordo. Storia e tradizione si intrecciano e, alla fine, l’emozione conta. Per me li prepara la mamma ed io osservo con ammirazione la cura e la minuzia con cui impasta farina, uova, zucchero e un po’ di rum. Stende la pasta come fossero dei lunghi grissini e la taglia in piccoli pezzi, che poi vengono arrotolati formando delle palline. L’impasto profuma, la pasta anche e la lavorazione manuale aggiunge un tocco di preziosità a cui non siamo più abituati. E poi il rito persegue con la frittura: le palline vengono fritte in olio bollente fino a diventare croccanti e dorate. Una volta asciugate dall’olio, vengono immerse in un miele scaldato fino a diventare fluido e brillante: vengono aggiunti piccoli canditi e i confettini colorati e al tutto viene data una forma di collina, unita dal miele che si è raffreddato e funge da collante. Una montagna di colore e profumi, bella da vedere e buona da mangiare.   

La Storia degli Struffoli

Forse il nome “struffolo” derivi dal greco strongulos, che significa “tondo” o “rotondo”, a testimonianza della forma di questi dolcetti. La ricetta si è evoluta nei secoli, passando da semplice piatto della tradizione contadina a dolce natalizio per le famiglie nobili. Era già noto nel Medioevo, quando gli struffoli venivano preparati durante le festività religiose. È un rito collettivo, in quanto, nelle diverse fasi della preparazione, le famiglie si riuniscono per condividerne la realizzazione, spesso frutto di ricette che si tramandano da generazioni.

Non solo dolce, ma simbolo

Non solo Natale e festa, non solo bontà irresistibile, ma anche dolce di buon auspicio, per via della forma rotonda delle palline, che rimanda all’idea di ciclicità della natura e dei ritmi delle stagioni, ma anche a quella di rinnovamento e di nuovo inizio, in prossima del fine anno. La dolcezza del miele e i colori vivaci dei confetti sono un inno all’allegria, alla gioia e alla speranza. Una vita a colori, dove è l’insieme che dà la gioia, dove il gesto di prendere uno struffolo alla volta dal piatto sembra ricordare che per le cose belle ci vuole pazienza, costanza e metodo. Senza fretta. Sono inoltre un simbolo di unità: mai mangiarli da soli, in compagnia arrivano persino a cambiare sapore. Il nostro cervello ne amplifica la dolcezza e la croccantezza rende la masticazione più rumorosa, strappando un inevitabile sorriso.

L’abbinamento con il vino

Per rimanere in ambito territoriale l’ideale è una Falanghina del Sannio dolce: si tratta di un vitigno nativo campano che, nelle versioni dolci, regala freschezza e noti fruttate e floreali. La nota alcolica ben bilancia la succulenza del piatto e l’abbinamento è armonico per via di una scia aromatica coerente. Anche un calice di Spumante DOCG Fior d’Arancio, ottenuto da uve Moscato Giallo dei Colli Euganei, è perfetto: l’effervescenza è importante perché deterge il palato, in presenza di una piacevole freschezza. Le feste non sono terminate, siete ancora in tempo!

Visited 1 times, 1 visit(s) today
Close