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Il Nebbiolo di Anna Schneider e Rotary Sondrio

Presso il Ristorante Cà d’Otello di Tresivio una cena tra i soci è stata l’occasione per un incontro di approfondimento sul Nebbiolo. Anna Schneider, ricercatrice e docente, con Nello Bongiolatti, nativo della Valtellina e autore di un libro dedicato alla Chiavennasca, ha presentato i risultati delle sue ricerche in campo genetico sul vitigno principe della Valtellina. La serata è stata moderata da Sara Missaglia con la presenza di Casimiro Maule.

Il Nebbiolo, vitigno alla base di alcuni dei vini più prestigiosi al mondo, vanta una storia lunga e affascinante. Fin dal Medioevo, questa varietà ha catturato l’interesse di viticoltori, tecnici e appassionati, grazie alle sue caratteristiche uniche e alla sua capacità di dar vita a vini longevi e complessi. Tuttavia, le sue origini precise rimangono avvolte nel mistero. La prima citazione documentata del Nebbiolo risale al 1266, nei registri della Castellania di Rivoli, nei pressi di Torino, dove si menziona un vino denominato “Nibiol”. In pochi decenni, il vitigno è già attestato in numerose altre località piemontesi, dalle Langhe alla Val d’Ossola, segno di una diffusione già consolidata. Tuttavia, ciò non esclude che le sue radici siano ancora più antiche. Nel XIV secolo, Pier de Crescenzi descrive il Nebbiolo come una varietà poco adatta al consumo diretto ma ideale per la vinificazione, grazie alla sua struttura tannica e alla capacità di invecchiamento. Le sue osservazioni confermano la presenza consolidata del vitigno nell’area di Asti.

Le origini del Nebbiolo: l’enigma della genetica

Le moderne analisi del DNA hanno permesso di tracciare le parentele del Nebbiolo con altri vitigni autoctoni, evidenziando la sua importanza come “grande genitore” di diverse varietà. Tuttavia, l’identità dei suoi genitori resta sconosciuta, suggerendo che le varietà da cui discende siano ormai estinte. Attraverso ricerche approfondite, si è scoperto che il Nebbiolo ha dato origine ad almeno sette vitigni tradizionali, tra cui la Freisa e la Vespolina. Inoltre, il suo profilo genetico lo colloca in un network complesso di relazioni con varietà diffuse tra Piemonte, Lombardia e Valtellina. Nonostante la fama internazionale, il Nebbiolo ha mantenuto un forte legame con la sua terra d’origine, rimanendo prevalentemente coltivato nelle zone pedemontane dell’Italia nord-occidentale. La sua adattabilità ai terroir locali e la sua lunga storia lo rendono un simbolo della tradizione vinicola italiana. Le continue ricerche genetiche potrebbero, in futuro, fornire ulteriori indizi sulle sue origini. Nel frattempo, il Nebbiolo continua a rappresentare una delle espressioni più autentiche e affascinanti del panorama vitivinicolo mondiale.

L’articolo della serata apparso su La Provincia di Sondrio l’8 marzo 2025:

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