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I muretti a secco della Valtellina

Per rendere adatto un ambiente apparentemente inadatto alla viticoltura, l’uomo ha ridisegnato il profilo della montagna.

Muretti, terrazzamenti e la viticoltura in Valtellina: la straordinaria connessione tra uomo, natura e paesaggio.

Valtellina, in provincia di Sondrio. Siamo in mezzo alle Alpi: da un lato il versante Retico, dall’altro quello Orobico. Il primo, assolato, separa la Valtellina dalla Svizzera e dal Nord Europa, mentre il secondo, più in ombra, dalle valli bergamasche e, più a Sud, dal milanese e dalla pianura padana. Vette che superano i 3.500 metri di quota, pendenze che sfiorano il 60%, con un orizzonte libero e un andamento della valle da est a ovest, raro e insolito per le zone alpine. Difficile pensare di fare vino in luoghi alpini così impervi, faticosi anche solo da percorrere: se da un lato sono complessi da gestire, dall’altro sono molto vocati per la produzione di vini di elevata qualità. L’ambiente “montagna” presenta caratteristiche che rimandano a uno specifico terroir, legato alle altimetrie, alla particolare ventilazione, alle esposizioni che generano un irraggiamento più intenso rispetto ad un terroir in pianura e alle escursioni termiche: l’asimmetria del territorio con i due versanti alpini diversamente esposti all’irraggiamento solare e il particolare microclima completano un contesto dalle caratteristiche uniche. Il sottosuolo si presenta inoltre come un vero patchwork di elementi geologici che impattano sul vino in modo distintivo e identitario. Un puzzle, di condizioni difficilmente replicabili, un mosaico potente e valorizzante dove il Nebbiolo delle Alpi, ha trovato l’ambiente idoneo dove poter esprimere il meglio di sé.

I muretti a secco

Pietre, muri, scale, costoni, pilastri, sentieri: sasso, terra e cielo. La Valtellina è l’area terrazzata più estesa del nostro Paese, con i suoi 2500 chilometri di muretti a secco, che hanno un’origine millenaria: se li mettessimo in fila, copriremmo una distanza pari a quella tra Milano a Roma e ritorno. Un labirinto fatto di pietre, un dedalo di scale e muri tra le viti di Nebbiolo, con una palette cromatica che va dal verde acceso al marrone scuro delle vigne, passando dalle mille sfumature di grigio dei muretti. Una viticoltura abbarbicata su fazzoletti di terra strappata al bosco, dove la fatica è l’elemento ricorrente. I muretti a secco sono realizzati con le pietre del fondo valle, accatastate una sopra l’altra senza l’uso di altri materiali come malta o cemento, se non, in alcuni casi, la terra asciutta, e sono frutto di un’arte antica che oggi viene mantenuta e tramandata anche attraverso corsi di formazione promossi da enti e associazioni locali. Dal novembre 2018 l’arte dei muretti a secco in Valtellina è stata inserita nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, un riconoscimento importante che rende merito alla storia del territorio e all’ingegnosità nella coltivazione della vite e delle diverse pratiche agricole. Il “fare” delle comunità che nei secoli hanno abitato questi luoghi ha trasformato il territorio montano in un paesaggio unico al mondo. Motore di questa trasformazione sono i muretti a secco e i terrazzamenti, oggi simbolo di resilienza, storia, biodiversità e sostenibilità.

Il paesaggio antropizzato

I muretti a secco sono profondamente identitari della Valtellina e rappresentano un elemento distintivo del paesaggio agricolo. L’intervento dell’uomo che nei secoli ha modificato la montagna, non ha in realtà violato l’armonia originale, ma si è perfettamente integrato. Paesaggio, pratiche agricole, tradizioni, tecniche ingegnose, modalità operative sviluppate localmente, civiltà rurale e la salvaguardia di questi luoghi sono l’insieme di fattori che preservano la biodiversità agricola e culturale della Valtellina. In particolare lungo il versante retico della valle, la fusione tra uomo, lavoro, modifica strutturale, costruzione dei muretti a secco e paesaggio si esprime attraverso la bellezza delle linee: una geometria perfettamente integrata, riconosciuta come valore dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. I “Vigneti Terrazzati del versante Retico della Valtellina” dal 2020 sono iscritti, grazie alla promozione attiva di Fondazione Provinea, nel Registro nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, a testimonianza di quanto l’intervento dell’uomo sia in perfetta sintonia con l’ambiente e il paesaggio originario.

La funzione dei muretti a secco

I muretti creano terrazze relativamente piane dove coltivare la vite, mele, cereali e ortaggi, mitigando la pendenza significativa della montagna: ogni terrazza, con il proprio muretto, è un piccolo microcosmo agricolo, in un sistema ecologico perfettamente integrato con l’ambiente. I muretti a secco sono anche degli accumulatori di calore: in un ambiente alpino in cui, durante la notte, le temperature sono destinate a diminuire sensibilmente rispetto a quelle diurne, le pietre, che si sono scaldate durante il giorno, rilasciano lentamente calore ai ronchi vitati, contribuendo al mantenimento di un equilibrio termico importante per le piante. I muretti a secco, al pari di un cespuglio nel bosco, contribuiscono a garantire la biodiversità della Valtellina: le fessure tra le pietre sono l’habitat ideale di insetti, muschi, rettili, fiori e piante, grazie al fatto che non vengono utilizzati cemento o materiali chimici che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio dell’ecosistema. Infine i muretti a secco contribuiscono alla prevenzione dell’erosione del suolo, delle frane, delle valanghe e del dissesto idrogeologico.

Mantenimento e conservazione

Siamo soliti leggere che il viticoltore è custode dei luoghi dove vive e lavora. Nel caso della Valtellina non si tratta di un semplice modo di dire, ma di lavoro, operosità e resilienza. Al termine di ogni inverno, con la neve e il suo scioglimento, durante periodi di pioggia particolarmente intensi, o per effetto del bosco che tende ad avanzare, non è infrequente che il muretto possa essere danneggiato, cedendo e, nel peggiore dei casi, arrivando a crollare. L’intervento del viticoltore è immediato, per evitare che il terrazzamento possa venir meno, trascinando con sé le coltivazioni. La manutenzione dei muretti, a volte in una lotta impari con la natura, consente quindi di preservare e mantenere il paesaggio agricolo, preservando la conformazione della valle e garantendo che questo patrimonio secolare possa essere trasmesso alle generazioni future.

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