di Sara Missaglia
Il Limine Bianco IGP Venezia Giulia di Terre di Ger è il primo vino classificato tra i vini bianchi nella quarta rassegna dedicata ai vitigni resistenti della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
Robert Spinazzè ce l’ha fatta: il suo Limine Bianco ha ottenuto il maggior numero di consensi e i punteggi più alti nella rassegna tra i bianchi ma, soprattutto, testimonia a pieno titolo il coronamento di un percorso importante che il produttore, con un team ben affiatato, ha messo da diversi anni in atto.
Quando ho conosciuto Robert, ho capito subito non solo di che stoffa fosse fatto, ma di quanto credesse in questo tipo di viticoltura. Un Friuli sempre più verde, con i vitigno Piwi al servizio dell’ambiente e di una comunità attenta e rispettosa di tutto quello che la circonda. Limine senza limite, luminoso e cangiante: ho avuto modo di degustarlo più e più volte, sempre con ampia soddisfazione e con la consapevolezza che sarebbe andato lontano. Il vincitore assoluto della rassegna è la cantina Da Pieri con il Dolce Paola IGT Veneto, presentato nella categoria “vini da uve soggette ad appassimento, che ha ottenuto il punteggio più alto del IV concorso nazionale.
A San Michele all’Adige più di 200 persone erano presenti alla premiazione della rassegna, che in questa edizione ha contato 148 etichette partecipanti, con 90 cantine provenienti da tutto il territorio nazionale, sette categorie di valutazione e 30 commissari impegnati in due giornate di valutazione, con il supporto degli studenti del corso enotecnico.
Una macchina organizzativa importante che ha visto come regista il professor Andrea Panichi e come moderatore in sala il professor Marco Stefanini. Sono nomi ormai noti anche al grande pubblico per l’impegno, la dedizione, la continua attività di ricerca che in Fondazione Mach perseguono su questo fronte. L’elemento importante di novità è legato al fatto che la prossima edizione vedrà anche la partecipazione di produttori esteri: non esiste nulla di più contemporaneo, inclusivo e democratico dei vitigni Piwi.
L’annuncio è stato dato dal Presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani nell’ambito della cerimonia di premiazione che ha visto intervenire esperti di rilievo internazionale nel campo dei vini da vitigni resistenti.
Con un videomessaggio di saluto è intervenuto l’assessore provinciale all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali, Giulia Zanotelli, che ha evidenziato come quello della viticoltura sostenibile sia un tema rilevante che vede al centro il dialogo con il mondo dei produttori e della ricerca, per un ente che quest’anno ha celebrato i 150 anni e lo vede impegnato nelle sfide che il contesto agricolo sta vivendo.
«Questa vostra presenza ci corrobora, ci dà forza ed entusiasmo per proseguire su questa strada», ha spiegato il presidente FEM Mirco Maria Franco Cattani. «La rassegna è arrivata con successo alla sua quarta edizione, ma anticipo che il prossimo anno è nostra volontà aprire alle cantine estere. Questo interesse per i vini piwi fa parte della missione della nostra istituzione: la FEM, infatti, è una sorta di rompighiaccio, di iniziatore, come prevede il nostro statuto. Abbiamo il compito di interpretare i fermenti che vengono dal settore primario: siamo gli interpreti di una evoluzione in continuo divenire».
Il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione
L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international Italia, ha lo scopo di promuovere la conoscenza di queste nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).
Sul palco sono intervenuti anche il presidente di PIWI International Italia, Marco Stefanini e il consigliere di amministrazione di CIVIT, Arturo Pironti. Il seminario scientifico che ha preceduto la cerimonia di premiazione ha visto intervenire la professoressa Elena Baraldi dell’Università di Bologna sulla relazione tra ospite e patogeno nelle varietà resistenti, il professore Heidinger Ramon del Dipartimento di Enologia dell’Istituto statale di viticoltura di Friburgo sulle tipologie di produzione di vino da varietà PIWI in Germania e il professore Eugenio Pomarici dell’Università di Padova sul marketing e il posizionamento dei vini PIWI nel mercato Italiano. Moderato da Marco Stefanini, responsabile dell’Unità genetica e miglioramento genetico della vite del Centro Ricerca e Innovazione nonché Presidente di PIWI International Italia, l’evento è proseguito con la presentazione dei dati della rassegna a cura del professor Andrea Panichi, docente di enologia del Centro Istruzione e Formazione FEM, e la premiazione delle aziende vincitrici a cura di Floriana Marin dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne.
Le varietà Piwi
Le viti di varietà PIWI sono state selezionate per avere dei caratteri di resistenza naturali alle principali malattie fungine, richiedendo perciò un numero ridotto di interventi fitosanitari. Anche se a livello europeo queste varietà sono ammesse nelle diverse dop, in diverse regioni italiane la loro coltivazione non è stata ancora autorizzata, nemmeno per produrre vino IGT o generico. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende 36 varietà PIWI e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune migliaia di ettari; in Veneto si trova la superficie più ampia, a seguire in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia e Marche, Piemonte, Lazio e Campania. Con questo evento la FEM intende valorizzare anche l’attività di ricerca e sperimentazione sulle varietà tolleranti che ha portato ad iscrivere del Registro nazionale quattro nuove selezioni, grazie alla preziosa collaborazione del consorzio CIVIT: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia. La storia del miglioramento genetico in FEM ha una lunga data, circa un secolo dai tempi di Rebo Rigotti. FEM ha intrapreso un’intensa attività di selezione genetica finalizzata alla resistenza, realizzando un piano di incrocio sin dal 1987. Oggi si producono circa 35-40 mila semi l’anno suddivisi in circa 100 combinazioni di incrocio. Questa attività di incrocio permette di selezionare genotipi con diversi caratteri di resistenza verso le diverse malattie (come oidio, peronospora, marciume nero etc). Per rendere più efficiente la fase di selezione si utilizzano le tecniche di selezione con marcatori dei caratteri di resistenza alle malattie fungine. Oltre a questo obiettivo, FEM vanta un’intensa attività di incrocio anche tra i genitori piramidizzati e le varietà di Vitis vinifera più coltivate in diverse aree nazionali, tra le quali Chardonnay, Sangiovese, Montepulciano, Verdicchio e Schiava.